Autore : redazione - sab 09 maggio 2020 - Argomento : Cronaca
Due mesi dopo
contagio
Due mesi fa, la mattina di domenica 8 marzo, Vezzano insieme ad altri territori diventava "zona arancione", sperimentando per la prima volta concretamente una serie di divieti e prescrizioni che poi si sarebbero accentuati di lì a qualche giorno, fino a diventare "zona rossa" giovedì 12 marzo.

In questi due mesi il nostro territorio ha sperimentato direttamente l'impatto della pandemia.

I numeri ufficiali forniti dall'azienda sanitaria, che però hanno faticato parecchio a fotografare la situazione precisa durante l'emergenza, ci dicono che ad oggi sono stati una cinquantina i casi positivi riscontrati a Vezzano. L'ultimo risalirebbe al 23 aprile, due settimane fa.

Dieci i decessi, l'ultimo questa settimana.

Numeri che sono condizionati, in modo opposto, da due fattori.

La presenza di una casa di riposo sul nostro territorio, luogo a rischio più di altri, ha contribuito ad innalzare le statistiche.

I pochi tamponi nella fase iniziale e i casi asintomatici o con pochissimi sintomi invece hanno abbassato notevolmente la stima reale del contagio.

La domanda su quanti reggiani abbiano davvero contratto il virus rimane ancora nel campo delle ipotesi e delle stime, almeno fino ad uno screening a campione con i test sierologici. Di certo molto lontano dalla famosa immunità di gregge.

Da lunedì scorso siamo entrati in quella che il governo ha battezzato come "Fase 2" che prevede un allentamento graduale e misurato dei divieti e delle prescrizioni, che nelle prossime due settimane dovrebbe riguardare le rimanenti attività commerciali sospese e certamente le funzioni religiose.

Quello che invece continueremo a portarci dietro per diverso tempo sono le norme di distanziamento fisico e le mascherine, due elementi con cui dovremo convivere con pazienza ed autodisciplina.