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Continua in Emilia Romagna e in provincia di Reggio l'andamento discendente della terza ondata della pandemia. Un calo settimanale delle diagnosi più marcato in regione (-20%) e costante in provincia di Reggio (-11%) L'impatto della terza ondata sui servizi sanitari rimane comunque molto alto e come previsto la discesa sarà decisamente lenta (401 i posti di terapia intensiva attualmente occupati in regione). Nell'ultimo monitoraggio di venerdì scorso l'Emilia Romagna, per la seconda settimana consecutiva, ha fatto registrare numeri da zona arancione. Il vero dato critico rimane l'incidenza molto alta, ancora al di sopra della soglia dei 250 casi settimanali ogni 100.000 abitanti, soglia che delimita la zona rossa. Zona rossa che quasi certamente sarà confermata anche nella settimana successiva a Pasqua. Per andare in zona arancione nei prossimi 4 giorni si dovrebbero registrare solo 1.000 diagnosi al giorno. Un dato altamente improbabile. Nonostante la quasi certa conferma della zona rossa, dopo Pasqua riprenderà da subito la didattica in presenza per gli alunni fino alla prima media. In provincia di Reggio rimane alta e costante la pressione sui reparti di terapia intensiva. Calano invece le diagnosi e i nuovi ingressi nei reparti Covid-19, anche se lentamente. Per quanto riguarda il territorio di Vezzano questa settimana si sono registrati 19 casi, tre in più della settimana scorsa. |
Una giovane femmina di lupo uccisa con un colpo di fucile. La carcassa è stata recuperata nella zona di La Vecchia dai tecnici del Rifugio Matildico dopo alcune segnalazioni dei residenti. Si tratta del primo atto di bracconaggio ai danni di un lupo scoperto finora sul nostro territorio. Il lupo è infatti una specie protetta in tutta Europa e anche in Italia, tutelata da convenzioni internazionali come quella di Berna, recepite poi nelle normative nazionali. In Italia è vieta la cattura e l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione del lupo. L'uccisione di un lupo è un reato che, per ragioni evidenti, trova difficilmente un colpevole. Uno degli ultimi episodi noti è quello di tre riminesi che hanno patteggiato una pena ad un anno e mezzo di carcere e circa 500 euro di multa ciascuno per aver avvelenato e poi appeso la carcassa di un lupo ad una fermata del bus. In Italia la vita media di un lupo non in cattività è piuttosto breve e la principale causa di morte è ovviamente data dal rapporto con l'uomo a causa di eventi non intenzionali ed intenzionali. Come riporta la Gazzetta di Reggio, la carcassa del lupo recuperato a Vezzano è stata affidata per scopi scientifici al Wolf Apennine Center che ha sede nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Il Wolf Apennine Center si occupa da molti anni della tutela del lupo e della informazione e formazione su questo tema. Recentemente ha anche collaborato alla stesura di un breve vademecum di buone pratiche di convivenza con il lupo. |
Oggi, come previsto, la cabina di regia nazionale confermerà anche per la prossima settimana il colore rosso per la nostra regione. Il dato che decreta il livello massimo di misure è dato dall'incidenza, ovvero dall'alto numero di diagnosi di positività rispetto alla popolazione. La soglia per cui scatta automaticamente la zona rossa è posizionata a 250 casi ogni 100.000 abitanti. L'Emilia Romagna è ora a circa a quota 350. Per gli altri dati presi in considerazione la nostra regione sarebbe già da zona arancione. Per capire quindi se dopo Pasqua ci sarà il passaggio in arancione occorre tenere d'occhio il numero di positività rilevati da oggi fino a giovedì prossimo (sempre che il governo confermi il criterio dei 250 casi su 100.000 abitanti). Perché accada, in una settimana il calo delle diagnosi dovrà essere del 29% rispetto ad oggi. Negli ultimi sette giorni è stato di circa il 18%. Il passaggio da zona rossa a zona arancione avrebbe effetti sulla scuola (anche se il governo sembra intenzionato a riprendere in parte le lezioni in presenza anche nelle zone rosse), sull'apertura dei negozi e sugli spostamenti. |
Consueto bilancio settimanale sull'emergenza sanitaria che vede confermata la previsione della discesa della curva pandemica per la nostra regione. Negli ultimi sette giorni calano del 10% le diagnosi di positività in Emilia Romagna. Rimane molto alta l'occupazione ospedaliera, in particolare con le terapie intensive oltre il 50% di letti Covid-19 e che nella giornata di ieri hanno superato quota 400. Nonostante il calo, molto alta ancora l'incidenza (casi per abitante) attorno a 400 su 100.000. Lontana la soglia di allerta di 250 che fa scattare automaticamente la zona rossa. Anche se la valutazione verrà fatta sui dati fino a giovedì prossimo, è certo che la nostra regione sarà in zona rossa almeno fino al 6 aprile. A Reggio nell'ultima settimana diagnosi in calo di quasi il 12%, ma anche nella nostra provincia rimane alta la pressione su terapie intensive e reparti covid-19. Infine a Vezzano settimana in controtendenza con 16 casi, il dato più alto del 2021, ma fortunatamente lontano dai numeri toccati nella seconda ondata autunnale (con due settimane consecutive con 29 diagnosi ciascuna). |
L'Emilia Romagna rimarrà in zona rossa almeno fino al 6 aprile. La decisione di quale "colore" sarà la nostra regione nella settimana che porta alla Pasqua verrà presa ufficialmente solo venerdì 26 marzo, ma i dati su cui si baserà quella decisione sono quelli di questa settimana. E i numeri non lasciano speranze, in particolare per il nuovo parametro introdotto nell'ultimo decreto: l'incidenza, ovvero le diagnosi di positività in rapporto alla popolazione. Per non essere in zona rossa è necessario stare sotto la media settimanale 250 casi per ogni 100.000 abitanti. Un traguardo ancora oggi molto lontano per l'Emilia Romagna. Il colore rosso anche nella settimana di Pasqua riguarderà in particolar modo i negozi, che in zona arancione invece rimarrebbero aperti. Per quanto riguarda la scuola l'impatto sarà su primi tre giorni della settimana, perché il calendario scolastico prevedeva già l'inizio delle vacanze di Pasqua da giovedì 1 aprile. Quello che succederà dopo Pasqua dipenderà, oltre che dai dati epidemiologici, anche dai nuovi provvedimenti che il governo dovrà varare in vista del proseguo di aprile. |
Alla vigilia dell'entrata in vigore della "zona rossa" i dati epidemiologici per la provincia di Reggio Emilia segnano la prima inversione di tendenza: dopo due settimane di crescita imponente delle diagnosi di positività (rispettivamente del 41% e del 28%) questa settimana si chiude con in pratica gli stessi casi di sette giorni prima (1.874). La curva dell'epidemia potrebbe essere arrivata a quello che gli esperti chiamano "plateau", un falsopiano, una "spianata" in termini meno tecnici, che dovrebbe precludere alla parte discendente del nostro percorso. Questa tendenza è confermata anche dai dati regionali che vedono un incremento delle diagnosi, rispetto alla settimana precedente, di solo il 3,5%. L'incidenza, ovvero il numero di casi per abitante, rimane molto alta (450 ogni 100.000 abitanti) e ancora molto lontano dalla soglia dei 250, uno dei parametri che delimitano la zona rossa e che dovremo tenere in considerazione tra due settimane. Molto delicata rimane l'occupazione ospedaliera sia in provincia che a livello regionale, con i reparti di terapia intensiva che oggi hanno toccato quota 364 posti occupati da pazienti covid-19, ad un passo dal record di 375 registrato un anno fa, il 5 aprile 2020, in piena prima ondata. Per quanto riguarda il territorio di Vezzano questa settimana si registrano 9 diagnosi di positività. Rimaniamo comunque fra i meno colpiti dalla terza ondata: primo comune con meno diagnosi nelle ultime due settimane e terzo (dopo Casina e Brescello a partire da metà febbraio). (nella prima immagine le diagnosi in provincia di Reggio per settimana, nella seconda la mappa dei casi di questa settimana) |
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