C'è un gran ronzare intorno ai primi tronchi fioriti nella prima domenica di marzo. C'è un gran girovagare sui sentieri, nelle carraie e per le strade vezzanesi. Questa che pare già primavera abbondante si porta dietro qualche riflessione personalissima sul potenziale turistico e ambientale di questo pezzo di terra che si incastra tra Monte Duro e il Crostolo, tra Canossa e Montalto, tra la via Emilia e il west. Accostare sostantivi come turismo e Vezzano, confesso, mette da ridere un po' anche a me. Immaginare frotte vacanziere disperse sul Monte del Gesso o spaparanzate in riva al torrente Campola è quasi esilarante e a pensarci bene, decisamente terrificante. Però, anche noi che qui in questi pochi chilometri quadrati ci sguazziamo da una vita, anche noi che per queste quattro colline abbiamo un affetto primordiale, anche noi che diamo per scontato ogni profilo d'orizzonte e ogni pietra e ogni bestia del creato che qui ha residenza, dobbiamo prendere atto che sempre più spesso c'è gente che a Vezzano ci viene apposta, per passeggiare, per ingoiare aria buona, per divertirsi, per fare il guardone di un muflone (se ci sono ancora), per mangiare un pezzo di gnocco fritto, per saziarsi di una buona cena, per passare una giornata in famiglia o per finire in camporella. Credo che noi, noi che qui c'abbiamo fatto tutto il cursus honorum completo, dal primo vagito all'ultimo starnuto, facciamo fatica ad accorgerci che un po' attraenti in fondo lo siamo. Un po' come degli scoiattoli rincoglioniti che, piazzati da una vita sullo stesso albero, ammirano con meraviglia il resto della foresta. Per accorgerci che anche il nostro alberello non è niente male dobbiamo scendere giù, allontanarci un po', godere il tutto da un altro punto di vista. Da quel nuovo punto d'osservazione potremmo notare alcune cosette magari date spesso per scontate. Segue elenco non esaustivo: Vezzano ha una vocazione e un potenziale ambientale di tutto rispetto, con una concentrazione, oggi, di aree verdi organizzate, unica nel panorama provinciale. Abbiamo il Parco Pineta e, da qualche settimana, il nuovo Parco Matildico a Montalto. Abbiamo chilometri di sentieri attrezzati, da Monte Duro al Monte del Gesso al percorso lungo il Crostolo. Vezzano ha, a un tiro di schioppo, un polo d'attrazione storico per il turismo europeo come Canossa. Abbiamo lì a portata di mano borghi come Votigno e gli scorci medievali di Casola. Vezzano ha, in pochi chilometri quadrati, una densità enogastronomica quasi impareggiabile. Contate a memoria quanti ristoranti ci sono nel Comune o appena nei paraggi e paragonate il numero al circondario. Abbiamo prodotti molto localizzati come l'asparago selvatico. D'accordo, non stiamo parlando dello Parco Naturale di Yellowstone, o di Piazza della Signoria a Firenze, o della Costa Azzurra. Però un po' di trippa per gatti c'è lo stesso. E ce ne potrebbe essere anche di più se solo ci fosse un po' più di coerenza e po' più di costanza. Se solo ci fosse un buon progetto, una visione d'insieme e un po' di fantasia. Ce ne potrebbe essere anche di più evitando di tirarci inutilmente la zappa sui piedi ogni comparir di sole. Di che zappa parliamo ? Beh, cari scoiattoli rincoglioniti, di questo discutiamo domani. |