Autore : redazione - mar 28 maggio 2013 - Argomento : Politica
Zoccoli duri
zoccoli duri - foto di vikaykiran
Ad Acceglio si andrà al ballottaggio: la corsa elettorale tra le tre liste in gara per il comune è finita con il terno 47-47-37. Tutti ancora si stanno chiedendo di chi è quell'unica scheda nulla trovata nelle urne.

Acceglio non è una frazione di Vezzano, ma un posto dai panorami mozzafiato piantato in provincia di Cuneo al confine con la Francia, con più stambecchi che cristiani.

Acceglio è anche uno dei pochi posti in Italia dove l'affluenza alle urne è aumentata: dal 75 al 77 per cento.

Nel resto della penisola mediamente l'affluenza si è assestata al 62%, con un calo storico e drastico.

Nei due comuni reggiani dove si votava la partecipazione al voto è precipitata di percentuali superiori al 20% (Castelnovo Sotto -20,5 e San Polo -22,3). Anche tenendo conto della non concomitanza con altre elezioni come le politiche, il dato è comunque lampante: sempre meno persone votano.

Non è ovviamente una catastrofe: da decenni democrazie moderne e sviluppate convivono con tassi di partecipazione elettorale anche più bassi. Però.

Però, con un astensionismo e un disinteresse alto, sarà sempre più difficile governare con efficacia una comunità.

E' una riflessione da conservare anche per il 2014 vezzanese quando si tornerà a votare per le comunali.

Anche se un anno nella politica italiana è come un'era geologica e tutto può cambiare, questa disaffezione verso il voto non deve essere sottovalutata anche sulle sponde del Crostolo.

In vista dell'appuntamento elettorale del prossimo anno questo voto amministrativo ci consegna poi qualche ulteriore spunto.


Il centrosinistra è in vantaggio un po' dappertutto. Sfrutta uno dei suoi storici punti forti: il partito dei sindaci. E poi si avvantaggia della riduzione della base elettorale: meno votano e più il voto dello zoccolo duro conta.

Ma chi considera questa tornata una vittoria politica è vittima di un miraggio.

A Castelnovo Sotto c'è un dato che aiuta a capire: nel 2009 gli aventi diritto (quelli che potevano votare) erano 6.620, lo stesso numero esatto del 2013. Nel 2009 il PD vinse con il 60% dei voti, oggi con il 58%. Si direbbe un calo minimo e fisiologico. Non è così. In questi quattro anni il Partito Democratico in termini assoluti è passato da 2.960 voti a 2.119, perdendo per strada 841 persone, il 28% della sua forza elettorale.

Per quanto riguarda il centrodestra il voto segnala l'ennesima prova: senza l'ingombrante figura di Berlusconi la condanna all'irrilevanza politica incombe.

Infine il "Movimento 5 Stelle" che si avvia ad analizzare la sconfitta elettorale con gli strumenti cari alla tradizione della sinistra italiana: negazione dell'evidenza (che per puro caso corrisponde anche al sesto grado dell'ubriacatura spagnola "negacion de la evidencia").

Perchè di sconfitta si tratta. Lo tsunami è diventato risacca. Per una forza politica nata nei territori e che i territori voleva rappresentare, rifugiarsi nella distinzione tra voto politico e voto amministrativo rimette indietro le lancette dell'orologio a Cirino Pomicino. Lamentarsi che gli altri avevano tv e soldi quando hai predicato che la tv è morta e la politica si può fare senza soldi, è un affronto postumo a Massimo Catalano.

Però quelli che gioiscono o profetizzano una rapida liquefazione del Movimento 5 Stelle non hanno capito che al di là dell'effimero voto di opinione, al di là del volubile e provocatorio "vaffanculo tutti", si è sedimentata una base elettorale piuttosto attiva e militante che in media gira attorno al 10% e che non tornerà ai partiti tradizionali.

Sono lì per rimanere, per imparare a fare opposizione e impratichirsi con la cosa pubblica, per sviluppare piattaforme programmatiche e civiche al di fuori "del tutto e subito" e al netto delle utopie millenaristiche e ricciolute di Casaleggio.

Se non sono lo zoccolo duro, poco ci manca.