Autore : redazione - ven 02 agosto 2002 - Argomento : Cronaca
QUEI SERIAL KILLER E VEZZANO
Qualche settimana fa si è chiuso il processo a Paolo Bellini per i delitti che hanno insanguinato Reggio tra il 1998 e il 1999. Nella sua requisitoria il PM Matera ha ricordato che una scia di delitti così efferati non si ricordava in provincia dai tempi della saponificatrice di Correggio.

La curiosità e che entrambe le vicende hanno avuto a che fare con Vezzano.


Per Paolo Bellini il legame con Vezzano è ben nitido nella memoria di tutti. Mucciatella, dove la famiglia ai bei tempi aveva un albergo con piscina coperta, è a un tiro di schioppo (meglio forse dire a due passi ?) da Vezzano.

Qualche trentenne vezzanese si ricorderà magari di quando il giovane Paolo insegnava loro a nuotare nella piscina di casa.

Meno noto è il legame tra il nostro Comune e la vicenda di Leonarda Cianciulli meglio nota come la saponificatrice di Correggio.

Leonarda Cianciulli era sfollata a Correggio con la famiglia negli anni '30 dopo il terremoto della Marsica. Viveva con il marito e 4 figli in estrema povertà, aiutata all'inizio dalla generosità di qualche correggese. Ma già dopo pochi anni, grazie ad un sussidio e al commercio di cose usate il suo tenore di vita si elevò.

La Cianciulli aveva a Correggio 3 amiche in particolare, tutte single diremmo oggi, zitelle o vedove per quei tempi.

L'8 dicembre 1939 una di queste sparì. Da qualche giorno andava in giro a dire che un'amica le aveva trovato marito lontano da Correggio. Il giorno dopo la sparizione sulla bancarella della Cianciulli saltarono fuori in vendita i vestiti e le poche cose della scomparsa. La versione della donna è che aveva avuto incarico di venderli. E una.

Il 5 settembre 1940 è il turno della seconda. Da qualche giorno andava in giro dicendo che una buona amica le aveva trovato un lavoro a Firenze e che quindi partiva. Il giorno dopo la scomparsa sulla bancarella della Cianciulli, immancabili, cominciarono a comparire i vestiti e i mobili dell'amica. Anche qui stessa versione. E due.

Ora al lettore già fischiano le orecchie. Non ci voleva certo uno Sherlock Holmes per notare le strane analogie dei due casi, ma tantè quelli erano i tempi.

Ci volle la terza vittima perchè a qualcuno saltasse la mosca al naso. La terza amica sparì nel dicembre del 1940. Stesso copione.

La svolta alle indagini arrivò quando il parroco di Correggio Don Adelmo Frattini cercò di vendere un titolo di stato ad una banca di Reggio. Quel titolo apparteneva ad una delle vittime. Interrogato disse che veniva da un certo Abelardo Spinabelli, che altro non era che l'amante della Cianciulli. Ci mise tre minuti a confessare che il titolo proveniva dalla donna.

Scatta così la perquisizione. Nella soffitta della Cianciulli i carabinieri trovano ossa umane triturate. La Cianciulli confessa.

Ora voi,un po' scocciati direte che c'entra Vezzano ?! Un poco c'entra. Certo non è il fulcro della storia, ma un suo ruolo lo ha avuto.

Alle vittime la Cianciulli aveva sottratto denaro e gioielli, che erano poi passati allo Spinabelli e di lì a Don Frattini perchè li custodisse. Era insomma il malloppo della banda.

Quel malloppo fu ritrovato nella cassetta delle elemosine della Chiesa di Vezzano. Era stato nascosto lì da Don Frattini, in una scatola di metallo cementata in un mezzo mattone.

Perchè proprio a Vezzano ? Boh, la cronaca di allora non approfondice. Ma vien da chiedersi cosa passava per la mente di chi vedeva quel mezzo mattone in una cassetta delle elemosine. Mistero.

La Cianciulli finì i suoi giorni nel manicomio di Aversa dove ebbe tutto il tempo di scrivere le sue memorie in 700 pagine fitte fitte. Una lettura, diremmo oggi molto pulp, pure troppo. Si parla di tecniche di smembramento, di bollizione, di torte misto marmellata e sangue, e di altro che vi risparmiamo. Il titolo ? 'Confessioni di un'anima amareggiata', molto poco pulp.