Abdellah El Koulani, 49 anni, marocchino è morto dopo una settimana di agonia in seguito alle gravissime ferite riportate in un incidente stradale in sella al suo motorino. Un trafiletto. Questo poteva essere il suo ultimo ricordo. Così non è stato, perchè Abdellah El Koulani era uno di noi, un vezzanese. Volevo raccontare la storia di Abdullà insieme a lui, ma non c'è stato il tempo. Una strada di provincia emiliana se l'è portato via, come porta via molti di noi. Lo chiamavamo Abdullà perchè in questo strambo paese in riva al Crostolo abbiamo la frenesia di appiopparci soprannomi e nomignoli ad ogni angolo. Mi venne in mente di raccontare la sua storia quando uno, che molti ascoltano e ad altri tocca in sorte di ascoltare, parlò di scontro di civiltà. Abdullà, musulmano, ha vissuto per 12 anni in una canonica, insieme a un prete cattolico. Ha condiviso con don Gianni Lasagni 12 anni di pranzi e cene, di chiacchere e riflessioni, di discussioni e briscole. Sotto lo stesso tetto. Come fratelli. Con civiltà, senza scontro. Per lui, musulmano, una messa di suffraggio. Una chiesa, mi hanno detto, stracolma. Mi viene in mente di raccontare la storia di Abdullà ogni volta che trattiamo i migranti come oggetti e non come uomini, ogni volta che sputiamo sentenze senza capire, senza conoscere. Vorrei raccontarla ogni volta che alziamo muri, frontiere, indifferenza. Con i nostri ragionamenti, con la nostra tolleranza zero, con le nostre impronte, non avremmo mai conosciuto Abdullà e qualcosa ci sarebbe mancato. Ho ascoltato molti discorsi sull'integrazione, molte ricette, molte parole. L'unica che oggi mi sbatte in testa, che mi dà l'idea piena, concreta, materiale, di cosa sia l'integrazione è un parola del dialetto : scarpulein. Abdullà, al scarpulein. Un mestiere che non esiste quasi più. Antico, polveroso. Quello che aggiusta le scarpe, in un mondo in cui le scarpe le buttiamo dopo 6 mesi. Ecco l'intergrazione cos'è, al scarpulein e la sua bottega. Abdullà aveva girato mezz'europa, tutt'Italia. Era finito in un paese di provincia come tanti altri e si stava costruendo giorno per giorno, con fatica, la sua opportunità, la sua vita. A voi che osservate da lontano, tutto questo può forse sembrare un poco straordinario. Un esempio di convivenza, di integrazione. Per noi che che lo conoscevamo, per noi che lo incrociavamo ogni giorno per due chiacchere o solo un saluto, Abdullà non era un esempio e non era un eroe. Era solo uno di noi, un vezzanese. E questa è la migliore integrazione che io conosca. |