E' un autunno che conosci quello che cresce ad ogni tornante che sale su a Montegallo. È un autunno di cielo e di bosco, di rami in giallo e di squarci d'azzurro. È un autunno che corre lungo l'Appennino, dal Cusna alla Sila. Tiziano fa il vicesindaco di 600 anime, che adesso dopo il terremoto, si sono dimezzate. Ti accoglie con gentilezza e pazienza all'ora di pranzo in una domenica di ottobre. C'ha fatto l'abitudine da quando il terremoto ha catapultato qui, in questo angolo di Marche, l'aiuto e la solidarietà degli uomini e delle donne dell'Emilia e della Romagna, che spesso han conosciuto da vicino quel tremare senza senso. Parla volentieri Tiziano e racconta alle istituzioni e ai volontari di turno che salgono lassù, lo sgomento della prima notte, la solidarietà immediata, la fortuna di non aver dovuto contare morti e feriti gravi. Parla di un'Italia piccola e lontana dai riflettori, che normalmente finisce sui giornali per il fungo gigante o la frana incombente. Un'Italia di frazioni sparse e anime perse, tenute insieme da un energico prete catapultato fin qui dal Brasile dall'universalità di Santa Romana Chiesa. Sopra le nuvole il Vettore con i suoi 2500 metri di terra e roccia sorveglia quest'Italia piccola, sparsa nella terra e raccolta nel dolore, che se non è tuo è di un tuo fratello, di un tuo amico, di un tuo compagno. Un dolore coltivato con molto pudore e rispetto, perchè sai che rimarrà a farti compagnia anche quando la terra avrà finito di tremare e la vita si sarà ripresa tutti i minuti e tutti i giorni. È un autunno che riconosci quello di Montegallo, è l'autunno della montagna e dell'Appennino. È l'autunno che si prepara a resistere all'inverno e a ricominciare da dove aveva lasciato. Quann Vetore se metta lu cappigl, vennete le crape e comprete lu mantigl. Quann Vetore se cala le brache, vennete lu mantigl e comprete le crape. |