Autore : redazione - lun 21 gennaio 2019 - Argomento : Ambiente
Una cosa da non buttare
cassonetto
Nell'ultimo fine settimana sono arrivate via mail e social diverse segnalazioni di utilizzo improprio dei cassonetti vezzanesi: gomme di auto, mobili vecchi, liquidi chimici. Tutti abbandonati nei pressi delle aree di raccolta rifiuti: via Al Palazzo, via Morandi, via Alle Piante, solo per citare i principali punti di interesse di quello che è diventato un grande classico: la foto del cassonetto.

Del resto, a pensarci bene, il cassonetto è rimasto uno dei pochi luoghi di comunità dei territori.

A volte l'unico (non piangete, suvvia).

Tutti devono andarci (o quotidianamente o diverse volte alla settimana) e tutti devono rapportarsi con il proprio comportamento e con quello degli altri in base a regole scritte e non scritte. In più il cassonetto è anche il terminale ultimo di un servizio, quello della raccolta dei rifiuti, che rappresenta uno dei principali (e più discussi) capitoli di spesa degli enti locali e delle tasse dei cittadini.

Il cassonetto come contenitore di una buona parte della nostra vita personale (i rifiuti raccontano molto di ognuno di noi) come spazio privilegiato (a volte unico) di confronto con chi ti vive accanto, come momento più immediato di rapporto con il funzionamento dei servizi pubblici.

In pratica il centro dell'universo, l'ombelico di un piccolo mondo, un luogo di pace e di guerra.

Un posto così, come tutti i luoghi di comunità, per funzionare ha bisogno di regole, di comunicazione, di informazione. Tre cose che devono essere il più possibile semplici e chiare.

Un luogo così per funzionare ha anche bisogno di responsabilità. Responsabilità di chi è pagato per gestire, responsabilità di chi ha il compito di controllare, responsabilità di chi ne deve usufruire.

Ed è proprio quest'ultimo punto quello che può fare davvero la differenza: il passaggio da sentirsi semplici utenti a sentirsi cittadini e membri di una comunità.

Una cosa da non buttare via.