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I primi decessi in provincia di Reggio per Covid-19 risalgono alla seconda settimana di marzo. Ora i dati Istat aggiornati per 32 comuni reggiani su 42* ci dicono che dall'8 marzo al 4 aprile i decessi in questi territori (compreso Vezzano) sono stati 548, rispetto ad una media dei 5 anni precedenti di 242. Un aumento percentuale del 126%. Solo una parte di questo rilevantissimo aumento di decessi, 178 su 306 , è stata registrata ufficialmente come morte legata al coronavirus. E' una conferma della sottostima dei decessi causati dalla pandemia anche nei nostri territori. Una parte di queste "morti sommerse" è imputabile al fronte più fragile del contagio: le residenze per anziani. L'azienda sanitaria ha valutato che al 7 aprile nelle strutture per anziani della provincia di Reggio siano morte 153 persone con sintomi da Covid-19 (non a tutte è stato fatto il tampone e quindi non sono rientrate nei dati comunicati nei bollettini ufficiali). Avere dati precisi sui decessi è l'unico strumento che abbiamo a disposizione in questo momento per tentare di capire la reale diffusione del contagio. Nel frattempo la giornata di ieri ha segnato per il territorio vezzanese il record giornaliero di tamponi positivi che sono stati 8, un numero inferiore solo al capoluogo di provincia. Ad aprile il totale dei positivi rilevati a Vezzano è di 28 unità. Vuol dire che nel nostro comune l'epidemia si sta diffondendo più di prima ? La risposta più probabile è no. Il numero dei positivi risente di due fattori: quantità e qualità dei tamponi. Ovvero se facciamo più tamponi e li facciamo in luoghi particolari (come ad esempio le strutture per anziani) il dato tende a salire. E' il caso di Vezzano ? Non possiamo saperlo con assoluta certezza perché l'azienda sanitaria non diffonde con questo dettaglio (territoriale e qualitativo) il rilevamento dei positivi. Quello che è certo è che dopo questa lunga quarantena le fonti di contagio maggiori rimangono quelle intrafamiliari (tra membri che condividono la residenza) e quelle nelle comunità ristrette (ad esempio le strutture socio sanitarie per anziani). *sono comuni che hanno comunicato dati verificati e con un aumento di almeno il 20% della mortalità rispetto al 2019, non è quindi al momento possibile fare una proiezione precisa su tutto il dato provinciale |
Per la prima volta nella decennale storia dei donatori di sangue vezzanesi, quest'anno non si terrà il consueto prelievo primaverile dell'Avis locale che si doveva svolgere il 25 e 26 aprile. La decisione è stata presa per due fattori principali: l'abbondante scorta accumulata in queste settimane grazie allo sforzo e alla solidarietà dei donatori (nel contempo una diminuzione della richiesta) e la sicurezza di donatori e operatori in questa fase delicata. Ma l'appuntamento è solo rimandato di qualche mese, a luglio. Di seguito la comunicazione della dirigenza dell'Avis di Vezzano. |
Nella giornata di ieri il sindaco Stefano Vescovi, accompagnato dalla giunta, dalle forze dell'ordine, dalla Croce Rossa di Casina e dalla Protezione Civile di Vezzano, ha voluto far sentire la vicinanza della cittadinanza e del territorio, pur a distanza di sicurezza, agli ospiti e agli operatori delle "Esperidi", la residenza assistenziale situata a La Vecchia, completamente chiusa ai visitatori, per ragioni di sicurezza, dai primi giorni di marzo. Le "case di riposo" (espressione del linguaggio comune che identifica quelle strutture socio sanitarie di residenza rivolte agli anziani) sono uno dei fronti caldi della lotta contro il coronavirus. E uno dei fronti più fragili. Il quadro generale della situazione in provincia di Reggio è stato dato questa settimana dagli esperti dell'Ausl. Su poco meno di 2.800 posti nelle diverse strutture pubbliche e private, al 7 aprile sono risultati positivi 607 ospiti (quasi il 22%). I decessi nelle case di riposo reggiane a quella data erano 153. Alcuni di questi non rientrano nel conteggio generale dei morti da coronavirus (al 7 aprile erano 286). Sono, con tutta probabilità, una parte di quelle "morti fantasma" evidenziate dai dati Istat. I numeri (che sono comunque vite, storie, affetti e ricordi) evidenziano, impietosi, come la rapidità del contagio abbia battuto sul tempo il difficile compito di protezione delle fasce più esposte della popolazione, nonostante lo sforzo titanico del personale socio-sanitario, il primo spesso ad essere stato contagiato in assenza di presidi adeguati. Ovviamente le situazioni non sono omogenee nel territorio provinciale. L'espressione più utilizzata è quella di "a macchia di leopardo", con strutture drammaticamente colpite ed altre risparmiate o con minor impatto totale. Pochissime comunque le realtà totalmente indenni, per un mix di sorte ed impegno. Le Esperidi sono gestite dalla cooperativa sociale "La Pineta" e di proprietà della società Welfare Italia (a sua volta controllata dalla società finanziaria Par.Co che fa riferimento al mondo cooperativo). Conta circa 90 posti e nel 2019 ha terminato lavori di ristrutturazione ed ampliamento per circa 3 milioni di euro. Dalla fine di marzo, con l'aumentata capacità della sanità reggiana di svolgere ed analizzare i cosiddetti "tamponi" (tra i 600 e 700 al giorno) anche nelle case di riposo si sono effettuati molti più test su pazienti anche con sintomi molto lievi. Questa strategia permetterà di avere una fotografia della situazione (seppur non completa) e delle linee di azione. Perché le strutture socio sanitarie e i servizi per la popolazione più anziana rimarranno per molto tempo il fronte più delicato della pandemia. Fuori dalle strutture socio assistenziali invece la situazione sanitaria degli ospedali reggiani migliora lentamente, portandoci fuori dalla fase più acuta e rischiosa. Ad aprile la provincia di Reggio è balzata in testa alla classifica per contagi della regione (a Vezzano dal primo aprile ad oggi sono stati individuate 18 positività) ed è sesta a livello nazionale dopo metropoli come Milano e Torino o città focolaio come Bergamo, Brescia e Cremona. Si tratta però di una "illusione" dettata dall'ampia politica dei test del nostro territorio. Più cerchiamo, più troviamo. Del resto abbiamo perso da tempo la dimensione reale del contagio (se mai l'abbiamo avuta) che è decisamente molto molto più estesa dei numeri ufficiali che ogni giorno registriamo. (i commenti agli articoli sono chiusi, per domande o contributi scritti potete scrivere a info@vezzano.net ) |
Quasi il doppio dei decessi: + 95% rispetto al 2019. I nuovi dati Istat sulla mortalità generale registrata a marzo 2020 in 30 comuni (su 42) della provincia di Reggio confermano ed evidenziano ancora di più l'analisi di dieci giorni fa: il coronavirus ha fatto più vittime di quelle che siamo stati in grado di vedere. I 30 comuni dell'analisi rappresentano il 55% della popolazione della provincia (nota 1). Tra il 1 e il 28 marzo del 2020 in questi comuni (compreso Vezzano) i decessi sono stati 461 rispetto ai 236 del 2019 (236 è anche la media dei 5 anni precedenti). Sono 225 in più (+95%), ma quelli registrati ufficialmente per Covid19 nello stesso periodo, negli stessi comuni, sono solo 129. Non è possibile stimare con certezza quanti decessi "fantasma" siano dovuti direttamente al contagio o siano una conseguenza indiretta od una curiosa anomalia statistica. Possiamo però individuare alcuni elementi che ci devono far propendere per la prima ipotesi: come il rapporto di mortalità tra uomini e donne sbilanciato sui i primi (come accade con Covid19) o come l'aumento nella mortalità generale proprio nei comuni focolaio del contagio (se i decessi fossero dovuti alle strutture sotto "stress sanitario" il dato dovrebbe essere omogeneo). Con il prossimo rilascio dei dati di Istat fino all'8 aprile avremo una fotografia più accurata dell'impatto del coronavirus sulla mortalità reale dei nostri territori in un mese di pandemia (il primo decesso registrato come covid19 a Reggio è dell'8 marzo). (nota 1: ii 30 comuni sono scelti da Istat con due criteri: che forniscano dati verificati con tempestività e che presentino una mortalità rispetto alla media degli anni precedenti di almeno il +20%. Questo non permette di stimare percentualmente la crescita su tutta la provincia). |
Sono 1.900 le mascherine che la Regione ha consegnato al Comune di Vezzano perché siano distribuite gratuitamente a tutta la popolazione. Non si tratta "né di dispositivi medici, né di dispositivi di protezione personale" come ha sottolineato il sindaco Stefano Vescovi. E' una formula che viene utilizzata per tutte quelle mascherine che non hanno specifiche caratteristiche tecniche filtranti e che si possono produrre, come ha stabilito uno dei decreti di emergenza, "prive del marchio CE e in deroga alle vigenti norme sull'immissione in commercio". Saranno distribuite casa per casa dai volontari della Protezione Civile (che le stanno imbustando una ad una) a partire dal 14 aprile. Verranno lasciate nella cassetta della posta delle abitazioni. Accanto a queste i volontari lasceranno un'altra busta con due ulteriori mascherine fornite direttamente dal Comune, diverse dalle prime e non usa e getta, ma lavabili e riutilizzabili. Sono circa 1.800 i nuclei familiari vezzanesi. Il sistema pubblico-privato dell'Emilia Romagna punta nelle prossime settimane a rendere operativa su larga scala una filiera di produzione per soddisfare la crescente domanda di mascherine, uno di quegli accessori che ci accompagneranno per diversi mesi. |
Da fine marzo la capacità della provincia di Reggio di eseguire ed analizzare tra i 600 e 700 tamponi al giorno, ha fatto crescere i numeri del contatore dei contagi, facendoci superare tutte le altre province della regione. Nella giornata di oggi i test positivi sono stati 137. Per molti aspetti questi record, tamponi e positivi scovati, sono un buon segno. Cerchiamo e troviamo quasi tutti casi lievi (solo 15 positivi sono stati ricoverati in ospedale e non in terapia intensiva). Una strategia più aggressiva contro il virus che anche a Vezzano ha portato ad individuare nel mese di aprile otto nuovi casi. Testare, isolare e tracciare. E' l'unica strategia possibile. In particolare sui due fronti che gli esperti sottolineano: residenze per anziani e contagi intrafamiliari, ovvero all'interno della famiglia. Andare a cercare e scovare più positivi non è quindi una brutta notizia. Ma ci dice anche che non è possibile abbassare la guardia, che è necessario mantenere saldo l'elemento fondamentale: il distanziamento sociale, che oggi è tradotto in sostanza nel confinamento, ma che nel prossimo futuro richiederà grande senso di responsabilità e autodisciplina in tutti gli ambiti di vita quasi sociale (nel lavoro, nel fare la spesa, nei servizi). |
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