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Ci sarebbero molto cose da dire e da scrivere stasera su questi referendum appena votati, ma la prima cosa che mi viene in mente adesso sono le tante tessere elettorali "vergini" che ho visto quest'anno al seggio. Tanti giovani, tanti al loro primo voto. Se non fosse stato per il tempo e la privacy mi sarebbe piaciuto valutare quanti di quei 215 elettori che non sono venuti a votare stessero sotto i 30 anni. Credo pochi davvero. Sono gli stessi che ho visto scrivere e condividere sui social network le loro convinzioni (giuste o sbagliate) ed esprimere il loro attivismo e la loro creatività in Rete. Sono gli stessi che non ho visto ad un incontro pubblico promosso dal Partito Democratico appena prima dei referendum, dove i partecipanti erano in tutto 20, compreso chi vi scrive. Dovremmo cominciare a riflettere anche su questo. Anche a Vezzano. Su quanto il mondo, la politica e la comunicazione,nel bene e nel male, stiano cambiando. Dieci anni fa, se una cosa non era in televisione non esisteva. Possiamo dire lo stesso oggi ? Questo cambiamento lo si può subire oppure lo si può capire e magari migliorare. Migliorare sì. Lo dice uno che c'era (come molti altri) già negli anni novanta del secolo scorso quando la Rete italiana era fatta di roba che si chiamava newsgroup, "tariffa urbana a tempo" e il motore di ricerca era Arianna mica Google (e no, comunque non ho inventato internet come dice Al Gore, ma sì sono piuttosto vecchio). Oggi esiste una generazione di giovani nativi digitali, gente che convive con un tastiera da quando portava i calzoni molto corti, che ha la possibilità di trascinarsi dietro nel cambiamento una società intera: padri, madri, nonni e nonne. E può faro con impegno, serenità e fantasia. La fantasia dei vent'anni, quando il mondo è tutto ancora intero, quando è tutto "chi lo sa". Perchè internet è solo uno straordinario strumento, il vero miracolo è il nostro cervello. |
E' sempre un piacere leggerti! Quello che ho visto con piacere e' che il mondo virtuale e' popolato da gente reale in carne ed ossa e tessera elettorale! |
condivido l'analisi!!!!! |
Analisi bellissima e anche un pò romantica. A te che sei molto attento e informato, volevo solo chiedere una cosa ; cosa c'entra A.Celentano con questi referendum e con me e con tutti gli altri che sono andati a votare,visto che ogni sera,me lo trovo in diretta telefonica con tutte le trasmissioni,diciamo "non di destra". 2 volte a Ballarò,ieri sera su rai 3,a dire le solite cose banali,scontate,e assolutamente non di sinistra.Anche noi abbiamo il nostro Apicella ? |
Oltre al cervello occorre coraggio. Uscire dall'anonimato di una cabina elettorale o di uno pseudonimo, metterci la faccia nelle cose in cui si crede. Non avere paura di confrontarsi. Rimanendo sempre nelle regole. |
Condivido il discorso di Lorenzo e degli autorevoli analisti sulla spinta dei giovani in questo refendum . Il fatto ci ha colpito anche perchè in passato questo gran movimento non si era verificato. Ma non dobbiamo dimenticare il lavoro svolto anche da chi, non più giovane, con il passa parola, con i banchi in piazza, con i cartelli nei giardini , con le bandiere sui balconi ed altri metodi tradizionali hanno contribuito al successo . Ritengo che tutti abbiano sentito la necessità di esprimersi su temi vitali e che l'importanza della posta in palio sia stata la vera molla che fatto scattare il meccanismo . Poi ognuno di noi , sentita questa esigenza , ha azionato i canali di comunicazione che meglio conosce interagendo con amici e conoscenti. Circa l'importanza della materia , voglio segnalare due episodi : una mamma di oltre 86 anni che domenica mattina telefona preoccupata due volte al figlio perchè l'aspetta per essere accompagnata al seggio, e quando il figlio arriva è da mezz'ora pronta con il certificato in mano. Un vicino di casa con moglie che si reca al seggio con il figlio di 10 anni ed al mio stupore mi dice che vuole fare vedere al figlio che i suoi genitori sono presenti quando c'è da decidere anche sul suo futuro. Non sono episodi tratti sui racconti di "Cuore " di De Amicis, ma la realtà di una bellissima domenica di giugno. |
Con tutto il rispetto per chi continua a metterci impegno e coinvolgimento, caro Loris, credo che grazie al contributo del passa parola, dei banchi in piazza, dei cartelli e delle assemblee promosse dai partiti il quorum difficilmente sarebbe stato raggiunto. Ritengo anche che l'insegnamento da trarre non sia solo di metodo, relativo al peso acquisito dalla rete come mezzo di comunicazione. C'e' anzitutto da guardare a chi questo meccanismo l'ha innestato e nutrito: esiste una schiera di ragazzi che non si riconosce nel sistema partitico ma che ha voglia di dire la sua. Ho la percezione che le generazioni dei ventenni di oggi siano piu' impegnate e vogliose di farsi sentire rispetto alle precedenti. Non si limitino a dire "la politica mi fa schifo" ma desiderino cambiarla, forse perche' consapevoli che il loro futuro e' tutt'altro che scontato. Ed e' fondamentale, anche per chi giovane non e', dargli spazio, dar loro voce e peso. Non solo cercarne il consenso ma trarre da loro idee nuove. Tanti hanno cantato vittoria per i referendum, ma a mio avviso la vera novita' e' stata l'emersione di quest'anima nuova, forse unita ad una piu' diffusa insofferenza (finalmente) verso il nanetto. E si illude chi reputa che ne sia venuta un'investitura all'attuale minoranza parlamentare, che ne uscira' rafforzata non se realizzera' un mosaico forzato tra tessere in se' inconciliabili attualmente all'opposizione, ma solo se sapra' approcciare nel modo giusto questo nuovo fervore intellettuale, non con l'intento di guadagnarne momentaneamente il favore o di interpretarne/indirizzarne il volere, ma con l'obiettivo di coglierne le esigenze ed esserne cassa di risonanza. |
Quello che tu dici Paolo è vero ed aggiungo che è stato l'elemento in più ripetto a precedenti consultazioni abrogative. Ti ricordo però che nel referendum sul divorzio del 1976( mi sembra) il quorum fu raggiunto abbondantemente e Internet non esisteva: la rete non telematica ha funzionato, nonostante la feroce opposizione del clero e conosciamo l'influenza dei cattolici sulle votazioni. Io poi non la metto in politica perchè abbiamo visto che il consenso è stato trasversale. Se fossi un politico, mi farei promotore anche della nuova metodologia di comunicare per coinvolgere queste risorse giovanili emergenti nell'affrontare e risolvere problemi economici, sociali e istituzionali. Saluti |
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