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E' statisticamente improbabile, se non impossibile, non incrociare prima o poi quelli lì. Ed è così da qualche anno. Bastano due passi, forse quattro. Saluti di rito e poi finisci a parlare per forza di quei cosi, anche perchè quei cosi ce li hai davanti, o di dietro, o di fianco. Prima poteva essere il Pozzo, adesso potrebbe essere Sedrio, domani magari Sant'Antonio. E' statisticamente improbabile non incrociarli quelli lì. Con l'aria sconsolata, il sorriso rassegnato, aspettano solo un cenno d'apertura, un "te cosa dici" per far partire la lamentazione. Quellì lì sono quelli che si stupiscono della piega che ha preso lo sviluppo edilizio a Vezzano. Sono quelli che si lamentano del quanto, ma sopratutto del come si è costruito. Se in questi anni avete letto qualche pagina di Vezzano.net e non siete stati particolarmente distratti, potete intuire che fra quelli lì, c'è anche il sottoscritto. Il punto ovviamente non è "non costruire" (lo dice uno che ha appena iniziato il lungo percorso per metter su casa a Vezzano), anzi. Il punto è costruire per dare la possibilità ai vezzanesi che crescono di non dover emigrare. Costruire, altrettanto ovviamente, con un certo giudizio. --> Come comunità vezzanese abbiamo un patrimonio, quel patrimonio è il nostro territorio con tutte le sue peculiarità, i suoi pregi e i suoi limiti. Non è che dobbiamo trattarlo come il servizio buono di cristallo messo sottochiave, ma neanche come il divano abbandonato in cantina. Si ha quasi l'impressione che non ci sia stata una vera e propria filosofia nel governo del territorio in questi anni e che l'approccio sia stato parziale, affrontando caso per caso la situazione, con poca omogeneità e un nonsoche di ondivago. Le prove, se qualcuno vuole cercarle, sono lì fuori: spesso sono grosse e bruttine, quindi facili da individuare. Nella prima parte di questo piccolo viaggio nella terra vezzanese parlavano di zappe sui piedi da evitare. Ecco, il primo e più efficace strumento che abbiamo per le mani per promuovere una specie di turismo vezzanese è quello di non ferire l'orrizonte che ci circonda. Questo non chiama in causa solo il senso di responsabilità di chi ha l'onere di amministrare, ma anche quello di chi per mestiere progetta e costruisce, e in ultima istanza di chi per amore o semplice pigrizia vuol rimanere ad abitare fra queste quattro benedette colline. (il viaggio ai confini della terra vezzanese continua domani, con molte meno parole. Promesso) |
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