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L'inverno della mia generazione
Autore : redazione - dom 05 febbraio 2012 - Cultura
Testo di Silvio Filiaggi lasciato come commento e che qui riproduciamo.

Voglio ricordare che negli anni 50 gli inverni a Vezzano erano più o meno come l'attuale con montagne di neve accumulate a badilate che restavano fino alla fine di marzo.

La prospettiva Nevsky c'era davvero e arrivava fino al popoloso quartiere di Siberia.

Dal Pòos fin al Caròla era un proliferare di 'piste' dove, con gli scarponi chiodati sotto la suola, si facevano delle scivolate (blisghèdi) a chi la faceva più lunga. Una siepe di spettatori impediva cadute rovinose e l'applauso premiava l'apparente migliore.

La prospettiva rimaneva occupata per ore.

Il traffico ?

Già era scarso di norma almeno nella settimana della neve non passava neanche la Sarsa ed anche Ambrogi prudentemente sospendeva il servizio per Reggio... a fare cosa? A parte le difficoltà ad arrivare in città non c'era un gran lavoro.

Erano giorni dove la Vittorina (Bar Sport) e la 'Coperativa' facevano affari d'oro perchè i lavoratori stagionali dei campi, muratori e quelli del gesso si fermavano e là giocavano a carte e si scaldavano con ampia scelta di lambruschi locali.

L'alternativa era, specie per le donne, la 'stala ed Morèt' dove si stava a far la calza e chiacchierare fino a buio. Poi si andava a casa ' a pièr al fogh che voleva dire scaldare la cucina e preparare la cena con un ramàgn ed lègna non di più e dopo cena aggiungere nel camino 'dòo stèli' per metter el brèsi a let.

La cena era tipicamente un piatto unico antidiabetico: acqua bollita con l'aggiunta di sale e aglio versata nel piatto dove si copletava con 'òli bon' fette di pane secco e un pizzico di formaggio.

La scuola ?

Anche le maestre in quei giorni avevano il loro da fare e scolari e madri non vivevano le giuste ansie di oggi anche perchè si evitava di portare da casa i pezzi di legna per la Becchi che troneggiava rossastra a metà classe.

I dipendenti comunali non erano impegnati nello sforzo di rendere tutto funzionabile: prima di tutto ce n'era uno solo detto il Bechìn che faceva tutto: guardiamessocomunalesegretariosindacospazzinobecchino figurarsi se poteva occuparsi di quelle montagne di neve con un badile e un carretto a mano in legno dove stava la scritta 'Nettezza Urbana'.

Alle sette le scarse lampade stradali cariche di neve non davano una gran luce ma tutti erano a casa dove qualcuno aveva 'l'aradio' non per per le notizie ma per la musica o le trasmissioni del dopo cena.

Ho scordato la benzina, il metano, l'automobile, la banca, il doposcuola, la danza, il traffico, le tasse, le pillole etc ma solo perchè ...non c'erano; ma c'era per tutti bianchi rossi e verdi tanta voglia di vivere,lavorare,amare, sposarsi il tutto senza mutuo e senza posto fisso di cui bastava solo la prima parte.

La neve era tanta, ma maggiore era la fede di tutti che prima di addormentarsi recitavano la preghiera nata da uno di Siberia: Sgnòr e vagh a lèt e saìi che son povrèt. Fèe Vò!

Ah, dimenticavo che un campione di Blèsga a la Caròla erano due chiamati Cavallo e Mitraglia.
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Commenti
Long John scrive :
Bello veramente; io sono cresciuto a Vezzano negli anni 70 e queste cose non le ho vissute, ma le ho sentite raccontare da mio nonno.
Chissa' se, con questa crisi, torneremo un po ad essere una societa' slow che apprezza maggiormente lo stare insieme e si accontenta di quello che ha.
Sarebbe un lato positivo della crisi
Che ne dite?
lun 06 febbraio 2012 - 20.42
silvio filiaggi scrive :
Ringrazio la Redazione per la pubblicazione di quello che voleva essere il mio commento alle foto delle neve.
Nella fretta, ho dimenticato di ricordare che in 'Coperativa' e al bar si fermavano non certo per il freddo e la neve ma per timore e rispetto alle loro bestie i tanti birocciai vezzanesi, che certo non temevano il ghiaccio e stavano dritti sui carri contro acqua, gelo e vento grazie ai rigidi pantaloni di 'laneda' una stoffa tipo jeans ma di lana tessuta a mano in montagna e poi lavorata e tinta nella antica tintoria Boni che affiancava il mulino in fondo all'omonima via.
mar 07 febbraio 2012 - 10.19
lorenzo ambrogi scrive :
BESTIE??? Si dimantica che è anche grazie a cavalli ed asini che Vezzano si è sviluppato. Bisognerebbe fare un monumento a quei poveri animali, che, quando non servivano più, la loro casa di riposo era il macello.
mar 07 febbraio 2012 - 12.41
franco - ffeurochiocciolagmailpuntocom scrive :
bellissimo...complimenti.condividetelo su fb per quelli che si lamentano per un po di neve e freddo.
mar 07 febbraio 2012 - 18.39

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