Vezzano.net: blogMonteduro articoli di giugno 2003
mar 24 giugno 2003 - Autore : giancarlo
Carissimi Voi,

per iniziare la nostra rubrica vi dirò che da Monteduro questa volta ho visto S.ANNA DI STAZZEMA.

Molti di voi si chiederanno come ho fatto a vedere questo paese posto sulle Alpi Apuane: semplice, basta aver letto la Legge 11 dicembre 2000 n° 381 dal titolo Istituzione del "Parco Nazionale della Pace" a S.Anna di Stazzema (Lucca).

Aggiungete che il luogo è tristemente famoso perchè il 12 agosto 1944 un battaglione delle SS tedesche, affiancato da rinforzi delle Brigate Nere, ha massacrato 560 persone e già esistono sufficienti motivi per recarvisi; cosa agevole per me in quanto il 31/07/02 ero in vacanza in Versilia e così in mezz'ora di auto con moglie e figlio mi sono recato sul posto.

Non per dilungarmi troppo in convenevoli però va detto che il paese è appunto sulle Alpi Apuane a 650 metri s.l. m. e la sensazione fisica che ne deriva è che in pochi Km vi ritrovate in un ambiente magnifico tra castagni, cerri, querce, cipressi, eucalipti, olivi, vegetazione che cambia continuamente mentre si sale di quota e soprattutto si è immersi in un clima cangiante, ora in pieno sole e subito dopo siete immersi tra le nuvole, ed appena si apre la visuale compaiono orti rigogliosi ove fagioli, patate, insalate di ogni specie danno una idea di grande ricchezza, ed ancora viti che crescono abbarbicate sui rilievi scoscesi che rubano la terra alla vegetazione ora spontanea, dato che lo spopolamento ha lasciato le braccia di pochi vecchi con le forze ridotte e non più in grado di vincere questa "guerra" quotidiana con la natura.

E mentre salivo in auto sulla strada pensavo a cosa poteva passare per la testa di quei "ragazzi" del battaglione di SS e i loro camerati della Brigata Nera che li spalleggiavano nella missione in quel lontano 12 agosto del '44, pensavo se tra essi vi fosse qualcuno che già si era "distinto" nel nostro Comune a La Bettola la notte di San Giovanni nel giugno dello stesso anno, quando in simili circostanze 32 civili finirono la loro vita uccisi e bruciati nella locanda che ora come allora sorgeva vicina al ponte sul Crostolo. Pensavo a quali nefandezze possa condurre una ideologia che instilla nelle persone la superiorità di una razza sull'altra, che proclama la propria civiltà superiore alle civiltà diverse dalla nostra, che induce e autorizza a pensare che una nazione intera ha il diritto di dominare sulle altre nazioni, che un individuo umano può dominare un altro individuo perchè il colore della pelle o il censo sociale ne danno facoltà.

Giunti sul posto i pensieri hanno lasciato spazio a ciò che si può vedere con gli occhi: una torre campanaria della chiesa svetta sul fianco della montagna, silenzio tutto intorno, altri visitatori nei pressi del museo ove sono sistemati i cimeli raccolti dopo il tragico massacro (oggetti della vita quotidiana di quelle povere persone), un bel monumento in materiale povero (polistirolo) sul piazzale della chiesa che riproduce un girotondo di bambini, come quegli stessi bambini avevano dato luogo pochi giorni prima di essere uccisi senza un briciolo di pietà.

Fuori dal museo un pannello con una bellissima poesia di Calamandrei rivolta al comandante Reder e dentro il custode del museo, un uomo sfuggito alla carneficina che ora ha 65 anni. Un uomo che ti guida nella visita, che ti fa rivivere quei momenti drammatici senza alzare il tono, senza espressioni di odio, consapevole di avere un ruolo grande da "vivere".

Fuori dal museo inizia il sentiero per raggiungere il mausoleo, un sentiero ornato da vegetazione lussureggiante, immerso nel fresco del bosco; mentre si sale si possono vedere a lato del sentiero le stazioni del calvario, incisioni incastonate sul fianco del sentiero stesso che ricordano quello di Cristo ma che ricordano anche il calvario dell'uomo sulla strada della libertà.

Il percorso termina ed alla vista appare il mausoleo in pietra scura a guisa di torre, sotto le arcate che sorreggono la struttura è adagiata una scultura in pietra che rappresenta una madre con il figlio di pochi giorni: in quella immagine è racchiusa tutta la tragedia di S.Anna, ma chissà anche la tragedia e bellezza della vita con le sue gioie, ansie, dolori, sospiri, piaceri, amori e ancora di più che ogni essere umano può trovare nel suo cammino.

Ed infine un pannello in marmo con incisi i nomi delle cinquecentosessanta vittime che a leggerne il nome a bassa voce ti sembra di consegnarle all'alito di vento che senti nella schiena e nei capelli, che il tempo che hai impiegato a leggere è lo stesso tempo che i carnefici hanno impiegato ad uccidere queste vite e le loro stesse vite, che quando alzi lo sguardo le nuvole sono state dissolte dal sole e dal vento ed un'ombra scorre rapida sul fianco della montagna lasciando spazio alla luce del tramonto.

Note a margine

La visita mi ha dato modo di riflettere ulteriormente sulla fruibilità e comprensibilità del monumento che il nostro Comune ha costruito sul luogo della tragedia della Bettola.

L'argomento non vi sembrerà di vitale interesse ma per me, ex amministratore di Vezzano, è un argomento che riveste importanza.

Prima di entrare in tema sarebbe bene riannodare per sommi capi i bandoli della matassa, intricati abbastanza anche per chi ha buona memoria, figurarsi dunque per i lettori on-line giovani che non hanno avuto modo di interessarsi alla questione.

Dunque, verso la metà circa degli anni ottanta l'allora Giunta Municipale diede l'incarico all'architetto Gallerani di redigere un progetto di ristrutturazione dell'esistente monumento della Bettola.

Non si voleva il solito monumento con il partigiano che spezza le catene, l'ANPI di Reggio E. venne coinvolta ed ascoltata, ne dibattemmo in Giunta, ci riflettemmo su e incaricammo il compianto architetto di presentare un progetto.

L'architetto Gallerani in una sera di autunno inoltrato (a bordo della sua immancabile Vespa Piaggio!) venne in Municipio e ci presentò un primo progetto nel quale convivevano ampie vetrate di notevole altezza, acqua corrente tra le pareti, steli d'acciaio ................ del costo di molti milioni di vecchie lire! Fermi tutti, si riduca il progetto, si taglino le ali alla fantasia.

Facciamola corta, il risultato è quello che si vede, cioè un monumento con una stele in ferro rigorosamente arrugginito per ricordare i resti della locanda dopo la distruzione del fuoco, l'acqua (che scorre poco) che ricorda il susseguirsi della vita, il muro in cemento che è un tutt'uno con il corpo del monumento che si impone alla vista di chi percorre la statale, ed infine la pineta che dona profondità all'insieme (in effetti con il crescere delle piante questo sta avvenendo).

Io credo che valga la pena spendere del tempo per riflettere sul monumento della Bettola in particolare, scusa buona per riflettere su quei tragici eventi, per approfondire un argomento sempre attuale.

Magari aprite un referendum sul nostro sito.

Giancarlo



P.S. : ieri sera si è svolta la commemorazione dell?eccidio della Bettola.

Voglio qui pubblicamente ringraziare il Sindaco e gli Assessori per aver organizzato una cerimonia sentita e partecipata con convinzione.
mer 11 giugno 2003 - Autore : giancarlo
Carissimi, oggi da Monteduro si nota una grande calura, ciò nonostante però la memoria funziona ed allora mi sono chiesto se un Presidente come Sandro Pertini avrebbe lasciato tanta corda al nostro Silvius B.
Vi ricordate di quando fece un viaggio in Libano (metà degli anni '80 con il paese martoriato dalla guerra che perdurava da diversi anni; un inciso, anche lì ci fu un attentato ai marines americani con più di 50 morti, mentre la nostra forza di interposizione non si sbucciò nemmeno un dito, qualcosa vorrà pur dire!) e rifiutò di incontrare Walid Jumblatt, capo di una fazione in lotta; alla domanda dei giornalisti che gli chiedevano perchè non lo avesse voluto vedere, Pertini rispose che a un drogato cocainomane come questo tale Jumblatt non gli avrebbe strinto la mano e punto.

Caro Presidente Azeglio, uno scatto di nervoso oramai le dovrebbe prendere non solo le mani!

Si dia per stanco e cominci a dire in giro "non firmo più"

Home | Archivio | Login | Vezzano.net